mercoledì 11 marzo 2009

LICEITA' DEI FABBRICATI - Nuove disposizioni

ID: 016.06.04
Ancora una direttiva non scritta da parte della Dirigente dell'Ufficio Tecnico che stabilisce che si debba dimostrare la liceità dei fabbricati, anche se fuori dal centro urbano, a partire dal 1° gennaio 1952.
Le direttive non scritte hanno il grande vantaggio di poter essere ritirate dichiarando di essere stati fraintesi (il solito Berlusconi insegna) e ogni giorno si può dire una cosa diversa. Per esempio vi ricordate quel famoso elenco di pratiche che non doveva andare in C.C.E.? ora si sono accorti dopo cinque mesi abbondanti che alcune di queste ci devono andare ma con calma, senza fretta, man mano che i proprietari minacciano denunce. Dicono (ma dicono, non è scritto da nessuna parte) che “giustamente” hanno deciso di miscelare le pratiche nuove con quelle stantie. Ma capite cosa affermano? Che sia giusto fare aspettare le pratiche vecchie perché non è sensato fare aspettare quelle recenti. Ma capite la portata illegale di una tale affermazione? In barba a qualsiasi disposizione di legge si decide che i protocolli di presentazione non hanno alcuna importanza.
Ma ritorniamo alla data del 1° gennaio 1952.
Da dove deriva tale data?
Dall'entrata in vigore del primo Regolamento edilizio per il nostro comune. Peccato che l'art. 1 di tale regolamento, al comma 1 recita:
"Chiunque intenda eseguire nei centri abitati del Comune nuove costruzioni edilizie ovvero ampliare quelle esistenti o modificarne la struttura o l'aspetto, deve presentare domanda al Sindaco, corredandola del progetto ....."
Il comma dice "nei centri abitati del comune" e non "nel territorio del comune".
L’art. 4 di tale regolamento impone il rilascio della licenza “per i centri abitati e nelle zone di espansione indicate dal comune”. Non mi risulta che tali indicazioni ci siano mai state.
L’art. 57 , riferendosi agli “abitati rurali” prescrive che in essi “Salvo quanto è prescritto per i centri abitati, chiunque intenda costruire una casa rurale, ……omissis…….., dovrà richiedere l’approvazione dell’autorità comunale.”
Il regolamento dice “abitato” e non “edificio” e il vocabolario De Mauro indica “l’abitato” come “area dove si addensano le abitazioni” quindi non certamente il singolo fabbricato ed in ogni caso il regolamento richiede l’approvazione e non il rilascio delle licenza come invece previsto per i “centri abitati”.
Questo regolamento viene custodito nei cassetti e ogni tanto fa capolino per minacciare non so quale disgrazie e ritorsioni.
Quanti di voi ne hanno una copia?
Invece di giocare a nascondino, (o se vogliamo essere più chiari “a futti compagno”) perché una buona volta l’ufficio non si decide a rendere pubblico il materiale che ha nel cassetto e a decidere, magari assieme ai tecnici, in modo onesto e collaborativi quello che deve intendersi per abusivo e quello che invece è da considerarsi regolare?
La cosa non è per niente irrilevante, esistono un sacco di cittadini che non presentano richiesta di ristrutturazione o manutenzione perché hanno il terrore di andare incontro a guai per la liceità e questi cittadini sono potenziali candidati all’abusivismo per una politica di terrorismo messa in atto dall’ufficio che non avrebbe nessuna ragione di essere.
Perché l’ufficio si deve sempre porre come controparte ostile?
Dobbiamo smetterla di farci trattare come esecutori acefali che non hanno diritto di intervenire sul destino del proprio paese.
FUORI DAL CENTRO URBANO, IN TUTTA ITALIA, NON ERA DOVUTO IL RILASCIO DI ALCUNA LICENZA EDILIZIA PRIMA DEL 2 SETTEMBRE 1967 e se il comune intendesse cambiare tale limite temporale (ma non può) dovrebbe anche applicare la legge N.47/85 modificando le fasce della tabella che decidono le varie tipologie di abuso e conseguentemente le oblazioni perché per noi il secondo periodo non si potrebbe considerare più dal 2 settembre al 29 gennaio 1977 bensì dall’1 gennaio 1952 al 29 gennaio 1977. Che ne dite? Lo facciamo? Tanto la popolazione non protesterà e nelle casse pubbliche entreranno più soldini.
Continuate a stare zitti mi raccomando. C’è tempo per reagire per ora stiamo alla finestra a guardare poi si vedrà.

5 commenti:

Camillo Gioè ha detto...

E' chiaro che in mancanza di regole certe e scritte ognuno si può inventare le sue. E il bello è che si possono cambiare quando si vuole, come tu dici, tanto non bisogna renderne conto a nessuno. La cosa grave è che in questo modo si va ad incidere sulla vita reale e concreta dei cittadini, si vanno a ledere diritti sacrosanti che per essere riconosciuti avrebbero bisogno di un'azione globale ed efficace e non di iniziative del singolo che spesso non può o non ha voglia di affrontare una lotta impari che nel migliore dei casi dura 10 anni. Mentre in Italia si parla di snellimento delle procedure, di consentire aumenti di volumetria del 20-30%, in Sicilia si combatte ancora contro chi, magari più di 30 anni fa, quando tutto o quasi era consentito, si è permesso di aprire una finestra laddove non era prevista in progetto e per questa grave colpa non potrà mai avere l'abitabilità della sua casa....di questo passo non so dove andremo a finire. Sicuramente molto male. La cosa a mio avviso più ingiusta che ci possa essere in campo urbanistico è la retroattività delle leggi e delle norme che regolano l'attività edilizia: ne è un esempio eclatante il vincolo paesaggistico con cui debbono confrontarsi oggi le costruzioni realizzate prima dell'imposizione del vincolo (v. L. 326....a proposito che fine faranno gli edifici abusivi i cui proprietari hanno chiesto la sanatoria con tale legge e ricadenti in zona vincolata??? Saranno abbattuti? I cittadini sanno a cosa vanno incontro?...nessuno ne parla...... )...Cosa dire ancora? Non è la prima volta che dirigenti o semplici impiegati (magari venuti da fuori) si inventano le loro leggi. A me sta pure bene, l'importante è che siano chiare e che al cambiare del dirigente non cambino pure esse. Altrimenti si attua la deregulation (come in Soprintendenza) e bisogna solo sperare che il tecnico di turno quella mattina non si è alzato con il piede sbagliato.
Buon lavoro a tutti.

Anonimo ha detto...

Questamattina leggo sul giornale di sicilia che sono state date delle regole certe per il rilascio delle autorizzazioni concessioni o D.I.A, l'assessore al ramo Ing. Marilena Barbara dichiara che finalmente ci sono delle regole certe per tutti i cittadini. Premesso che sul sito del comune tutti questi modelli erano già in circolazione da qualche mese e potevano benissimo essere scaricati, il dirigente non è che ha fatto qualcosa di eccezzionale, infatti è tutta una modulistica presente da qualche hanno sul sito internet, quindi poteva benissimo fare copia e incolla già da tempo. Certo leggendo la modulistica non è che sia stato fatto tutto per snellire l'iter amministrativo e tecnico delle pratiche edilizie,anzi tutto ciò fa si che si complicano la vita i cittadini, perchè diventa tutto più oneroso, mentre sorridono i tecnici perchè possono chiedere di più per le loro prestazioni. Mentre a livello nazionale si discute di diminuire gli oneri di costruzione e urbanizzazione, da noi gli oneri da pagare diventano proibitivi, vedi gli oneri per le attività commerciali e direzionali, questo succede perchè alla base non esiste il controllo da parte dell'amministrazione, e forse neanche del funzionario che probabilmente firma senza accorgersi di niente, o forse consapevole che tutto ciò scoraggerà gli utenti a presentare pratiche, venendosi così ad alleggerire il proprio lavoro. Regole, modelli.....ma che fine hanno fatto le molteplici pratiche che da anni giacciono nei cassetti, se non addirittura smarriti, dell'ufficio tecnico? Perchè invece di perdere del tempo prezioso per le varie modulistiche, che è vero che necessitano, non si smaltisce l'arretrato? Non prendiamo sempre la scusa della mancanza di personale, sembra una scusa per giustificare ed invogliare i dipendenti a non fare il proprio dovere, tanto hanno la protezione degli amministratori.Siamo stanchi di sentire dire sempre le stesse cose, abbiamo bisogno di certezze. Dimenticavo fra non molto si dirà hai cittadini: sai il piano ha perso la sua validità quinquennale e non puoi fare più niente. Nicola

Anonimo ha detto...

Leggendo quello che scrive l'ng. Di Benedetto mi vengono i brividi. Non è possibile che un dirigente dia tali direttive, solo in maniera orale, perchè non si capisce i danni che va a creare, ma non solo ai cittadini, ma anche al comune nel caso in cui i cittadini si sveglino dal torpore e adiscano le vie legali. A Castellammare il Programma di Fabbricazione e Regolamento Edilizio è stato approvato con D.C.C n°124 del 28\06\1969, decreto Regionale Assessoriale Sviluppo Economico n° 146\70 del 11\06\1970. Solo in forza di tale strumento urbanistico bisognava richiedere la licenza edilizia per qualsiasi intervento su tutto il territorio comunale. Un tecnico del settore

Anonimo ha detto...

Ma perchè il sindaco non manda a casa il dirigente dell' U.T.C.?
Al dirigente non interessa l'economia del Paese è lì solo per dettare regole antieconomiche.
Sono sempre più desolato leggere cosa avete scritto voi professionisti.

Saluti Peppe

MARTINODB ha detto...

Non credo che serva licenziare la Dirigente, basterebbe che il Sindaco la portasse a confrontarsi con le esigenze dei cittadini attraverso le proposte di noi tecnici abbandonando l'idea di dovere essere la nostra controparte.