giovedì 21 ottobre 2010

POPOLO SOVRAAANOOOOO!!!!!!!

Oggi ho accompagnato i miei alunni al cinema nell'ambito del progetto didattico trasversale Cittadinanza e Costituzione
E' stato proiettato il film-documentario Niente Paura con il cantante Luciano Ligabue. Un film che qualche riflessione la offre, tanto che mi è venuta la voglia di rileggermi la Costituzione Italiana e riflettere sul fatto che la prima legge dello stato è ormai ridotta alla prima grande bugia dello stato Italiano.

La Costituzione della Repubblica italiana è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Fu approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.

Art. 1.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Poche parole ma di una chiarezza impressionente. Oggi le leggi producono fiume di parole che dicono tutto e il contrario di tutto e servono a gettare fumo negli occhi.

Cioè l'Italia deve essere fondata sul lavoro di ciascuno secondo la propria capacità non in funzione dei favoritismi, delle amicizie e del malaffare. Tutti i cittadini dovrebbero avere le stesse opportunità ed è chiaro che ciascuno produrrà in funzione di quanto vale. Eguaglianza non vuol dire tutto a tutti ma stesse opportunità per tutti.

Ma la cosa veramente dimenticata e non esercitata da tutti è la seconda frase. La sovranità appartiene al popolo. Ma quando ci è consentito di esercitarla? Se il cittadino può sceglersi un candidato da votare solo in una rosa di nomi proposti da chi detiene il potere politico (sia di maggioranza che di opposizione), dove sta la mia Sovranità?
Pensateci. Siamo sovrani di cosa? Le deleghe non possono essere in bianco, acritiche, approsimative, irrevocabili.

Personalmente mi viene da esclamare:
- POPOLO SOVRAAANOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (quello che viene dopo lo lascio alla vostra immaginazione).

mercoledì 20 ottobre 2010

MA CHE BIRICHINI!!!! - 498 Pagliacci in parlamento.


Il deputato Borghesi, eroe per caso Voleva che i parlamentari fossero uguali ai cittadini Ignorato dalla Camera e dalla stampa

Il 21 settembre 2010 il deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire...

Presenti525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261

Hanno votato sì 22
Hannovotato no 498).

Si sa, l'Italia spesso va così. Si parla tanto di tagli ai costi della politica ma appena i deputati si vedono sottrarre soldi dalle proprie tasche i valori e gli ideali vanno a farsi benedire.

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera:

- Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’ INPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.