Dal sito di Grillo:
"Settimo: non rubare
Un processo pubblico alla classe politica è necessario.
Senza violenza. Siamo un popolo civile. Truffato, spolpato, fottuto,
immiserito, deriso, ma comunque civile. Nessuno può pensare di
sostituirsi alla magistratura o di evocare nuove piazzale Loreto. Saint Just
e Robespierre non sono esempi da imitare, anche perché finirono, pure
loro, sul carretto che conduceva i condannati alla ghigliottina. Il
processo deve essere morale, collettivo. Ogni cittadino deve avere il
diritto di sputo virtuale.
Chiunque abbia ricoperto nella Seconda Repubblica
un'importante carica pubblica, tra questi i parlamentari, i ministri, i
sottosegretari, i presidenti di regione, i sindaci dei capoluoghi di
provincia, i presidenti di provincia, oltre ovviamente ai presidenti del
Consiglio e ai presidenti delle Camere, dovrà rendere noto
pubblicamente in Rete il suo patrimonio PRIMA e DOPO la sua investitura.
Motivare, se esistono, le ricchezze accumulate durante il suo incarico. Case, patrimoni, regalie inconsapevoli. Un atto dovuto che premierà chi non ha nulla da nascondere.
In
questo Paese si è radicata l'idea, sbagliata, che sia naturale per un
politico arricchirsi, in effetti è difficile trovare un politico in
miseria o qualcuno uscito dai Palazzi del Potere con le pezze al culo.
Lo stipendio e i benefit che ricevono i politici, pur eccessivi, non
sono sufficienti per diventare benestanti. Quindi le fonti, in caso di
ricchezza, devono essere state altre. I cittadini vorrebbero sapere quali
e anche i magistrati. Conoscere, ad esempio, i motivi per cui il
ministro Z o il senatore B si è ritrovato a fine legislatura con un paio di appartamenti in più
o mezzo milione di euro sul conto della moglie. Un'analisi
patrimoniale, in piena trasparenza, che copra il periodo della Seconda
Repubblica, con il DISPREZZO dei cittadini e l'isolamento sociale verso chi ha abusato dello Stato
per i propri interessi e l'intervento della magistratura in caso di
reato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure."
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